Manifesto d'intenti

Il Centro Studi René Girard politico si propone di consolidare l’attività di ricerca, di didattica e di terza missione in ordine al profilo politico del pensiero e delle opere dell’antropologo francese René Girard (1923-2015), da qualche anno avviata nel Dipartimento SPGI grazie alla collaborazione tra Marta Ferronato (SPGI) e Pierpaolo Antonello (Università di Cambridge). Tale collaborazione si è finora concretizzata in cicli di conferenze, seminari e lezioni; si è irrobustita grazie alla presenza del prof. Antonello quale Visiting Scientist nel Dipartimento SPGI nell’aprile del 2019; e ha condotto alla promozione del “Colloquio Internazionale René Girard politico”, che ha avuto luogo il 22 novembre 2019 nella Sala Canova dell’Ateneo, organizzato e finanziato congiuntamente da Dipartimento SPGI (Ferronato) e Università di Cambridge (Antonello), che ha radunato studiosi di diversi Atenei italiani (Padova, Parma, Trento, Bolzano, Milano Statale, Genova, Napoli Federico II, Palermo) e stranieri (Cambridge, Westminster, Lovanio). Da settembre 2019 a febbraio 2020, interrotta a causa dell’emergenza sanitaria, è stata condotta l’attività del “Seminario René Girard 2019”, che ha coinvolto alcuni studenti dei corsi di laurea magistrale e triennale del Dipartimento SPGI, coordinato da Marta Ferronato. Alcuni tra gli studenti partecipanti sono stati protagonisti anche di esperienze di didattica innovativa.

  Oggetto e metodo

Il Centro Studi René Girard politico si pone come aggregazione tra studiosi che intendono sperimentare e verificare le effettive potenzialità di iniziative comuni riguardo allo studio del pensiero di René Girard con particolare focalizzazione sui riverberi politici della teoria mimetica e vittimaria dell’antropologo francese, in una prospettiva multidisciplinare e interdisciplinare, innanzitutto secondo i canoni della storia delle dottrine politiche, della storia delle relazioni internazionali, della filosofia politica, ma aperto anche a contaminazioni con la scienza politica, la letteratura comparata, l’antropologia, la teologia, le arti visive, il teatro, il cinema e l’arte performativa, intese nella loro dimensione sia espressiva sia “politica” in senso ampio. Il Centro Studi René Girard politico intende promuovere l’attività di ricerca su René Girard, nel dipartimento SPGI, istituendo una privilegiata e stabile attività di collaborazione e cooperazione con l’Università di Cambridge e con l’Università di Parma. Si propone, altresì, di promuovere rapporti tra ricercatori che si sono occupati e intendono occuparsi della figura di René Girard e dei temi legati alle sue teorie, a livello nazionale e internazionale, facendo del Dipartimento SPGI un punto di riferimento per gli studi di e su Girard, con particolare focus sul pensiero politico dell’antropologo francese. Rientrando negli obiettivi del Centro Studi la diffusione della ricerca su René Girard, saranno apprezzati anche gli apporti di studiosi che volessero aprirsi alle linee di ricerca del centro studi stesso. Ciò, significa, naturalmente, che si cercherà di curare i rapporti con ricercatori interessati, afferenti anche ad altri Dipartimenti dell’Ateneo e ad altre discipline.

  Base scientifica

Il percorso intellettuale di René Girard, insignito dall’Università di Padova della laurea ad honorem in Lettere il 21 maggio 2001 e divenuto Accademico di Francia quattro anni dopo, è decisamente poco convenzionale, improntato a una libertà esistenziale e di riflessione non comuni, in bilico fra diversi campi di discussione disciplinare, senza mai tentare di aderire a un profilo accademico propriamente definibile, ma con l’ambizione di proporre una teoria dell’umano e delle sue istituzioni sociali e culturali: per tali ragioni, egli è stato avvicinato a figure cardine del pensiero moderno come Hegel, Nietzsche o Freud; Michel Serres ha definito Girard come “il Charles Darwin delle scienze sociali”. La sua prospettiva è al centro di un rinnovato interesse teorico emerso negli ultimi anni sia per l’urgenza determinata da eventi storici recenti, quali ad esempio gli attentati dell’11 settembre 2001 e gli episodi di terrorismo internazionale di matrice religiosa, o l’emergere di nuove forme di populismo e di estremismo ideologico, sia per la pubblicazione nel 2007 di Achever Clausewitz, che ha destato un forte interesse anche al di fuori dei contesti di ricezione canonica del suo pensiero. La prospettiva “teorica” di Girard si mostra, infatti, singolarmente capace di offrire letture originali, significative e convincenti di questi fenomeni, tutt’ora in corso.

Due, i principi base della sua teoria: l’imitazione - come architrave cognitivo e sistemico dell’essere umano in quanto animale sociale - e il meccanismo dell’espulsione espiatoria, come principio di coesione interna rispetto a convulsioni e disordini sociali e politici. Dopo averli individuati, grazie allo studio dei grandi romanzi della letteratura mondiale, allo scavo approfondito dei miti d’origine e dei testi della rivelazione giudaico-cristiana, Girard non intese mai revocarli in dubbio: tale fedeltà non è da intendersi quale difesa strenua di una “sua” teoria; è, invece, generata dalla persuasione di aver rintracciato una verità storica ed esistenziale che continua(va) ostinatamente a non venire adeguatamente considerata (“Il capro espiatorio non è una teoria, è un fenomeno oggettivo nel senso proprio e tradizionale del termine”). Nel mezzo della temperie culturale degli ultimi vent’anni del secolo scorso, Girard si isolò in una assoluta fedeltà alla sua lettura mimetica dei testi letterari e del testo biblico (Il capro espiatorio, L’antica via degli empi, Shakespeare: Il teatro dell’invidia, Vedo Satana cadere come la folgore): questa fedeltà ne ha sancito, in ambito teorico e critico, una sorta di compartimentalizzazione, o di dimenticanza, dopo il relativo successo dei primi libri, che è stata rivista e rimossa dopo i già menzionati avvenimenti dell’11 settembre, concedendo il giusto riconoscimento a un pensatore che non ha fatto che parlare di due temi che la storia sta riportando prepotentemente alla ribalta delle cronache e delle discussioni teoriche contemporanee: la violenza e il fattore religioso.

A testimonianza di tale processo, negli ultimi quindici anni sono stati a pubblicati una serie di studi critici anche nell’ambito della storia del pensiero politico, della filosofia politica e delle relazioni internazionali che assumono i principi cardine della teoria di Girard come modello teorico di riferimento e che propongono una lettura inedita di questioni relative all’emergere e al diffondersi dei conflitti sociali, ma anche rispetto ai meccanismi di strutturazione dei rapporti internazionali e rispetto all’esegesi di alcuni pensatori chiave del canone della storia del pensiero politico e della filosofia politica (Machiavelli, Hobbes, Tocqueville, Schmitt – tra gli altri) che trovano nella concezione “mimetica” proposta da Girard una nuova chiave di lettura. Quella dell’antropologo francese va assunta come teoria antropologico-genetica, generativa della società e della cultura, attraverso la definizione dei meccanismi fondamentali dell’origine culturale e delle dinamiche sociali e aggregative del genere umano. Si tratta senz’altro di una prospettiva ambiziosa, fortemente speculativa e congetturale, che si pone in termini più scientifici che filosofici, e fornisce una sorta di piattaforma ermeneutico-interpretativa di carattere storico-antropologico all’interno della quale si possono integrare e interpretare dati di varia natura: archeologici, etnografici, linguisticoculturali, neuro-cognitivi, simbolico-rappresentativi e storico-politici. Perciò, la teoria girardiana si contraddistingue per una grande plasticità, che la rende adatta a essere accolta e sperimentata in molteplici ambiti disciplinari.

  Obiettivi specifici e attività

Tra le linee di ricerca che si intendono privilegiare, senza escludere la possibilità di esperire itinerari diversi, si segnalano:

  1. Soluzione alternativa dei conflitti
  2. Politica e sacrificio
  3. Risentimento e psicologia del sottosuolo
  4. Shakespeare politico
  5. Pensare l’apocalisse: politiche del katechon
  6. Homo Sacer: antropologia e diritto
  7. Girard nella tradizione del pensiero politico (ad esempio, nella lettura di Machiavelli, Hobbes, Tocqueville, Schmitt)
  8. Storia, politica, letteratura e lingua nella cultura francese tra Otto e Novecento
  9. Violenza e sacrificio nelle arti visive, nel teatro, nel cinema e nell’arte performativa

Allo scopo di approfondire il lavoro di ricerca in ordine ai temi indicati, il Centro Studi intende organizzare e coordinare seminari e cicli di seminari e convegni, sia a Padova sia in altre sedi universitarie, italiane o straniere, invitando di volta in volta un numero selezionato di ricercatori, rispetto a competenze e interessi specifici. Il Centro Studi valuterà l’opportunità di pubblicare gli esiti delle ricerche, degli studi e delle iniziative promossi, presso riviste scientifiche o collane editoriali italiane e straniere.

A questo scopo, luoghi privilegiati saranno riviste e collane in cui i ricercatori aderenti sono coinvolti quali direttori o componenti dei comitati editoriali. In particolare, il Centro Studi si propone di:

  1. organizzare almeno due seminari di ricerca l’anno con focalizzazione su uno dei temi sopra descritti;
  2. costituire e rafforzare la rete di relazione tra ricercatori e Atenei italiani e esteri, e con organizzazioni accademiche internazionali;
  3. pubblicare uno o più Quaderni o numeri speciali di riviste che raccolgano gli esiti dell’attività di ricerca presentata e discussa nei seminari;
  4. pubblicare uno o più volumi in collane dedicate, sia in italiano sia in altre lingue;
  5. organizzare attività di terza missione;
  6. organizzare un convegno internazionale;
  7. valutare la possibilità di proporre un progetto ERC.